Testo di riferimento: Bibliografia Generale della Scherma del Cav. Jacopo Gelli. Firenze. Tipografia Editrice di L. Niccolai. 1890.
Una scherma di radice italica
Nei secoli XVI e XVII i maestri d’armi di tutte le capitali d’Europa erano italiani. Ma i veri amatori dello schemire venivano in Italia per apprendervi la nobile scienza e a perfezionarsi in essa. Infatti, Brantome si recò a Milano presso il grande maestro Tappe, e Giulio di Brissac, il forte schermitore di Francia, era allievo di un altro milanese Giulio Daymart che non aveva competitori, aveva studiato scherma in italia per ben dieci anni.
Ritornati in patria, e secondando l’istinto della loro nazione, i Francesi si dettero a propagare la nuova arte, insegnando quanto avevano appreso dagli italiani; talchè, in breve, poterono contrastare ai loro maestri la superiorità nel maneggio della spada.
La costituzione, poi, in corporazione privilegiata dei maestri di scherma francesi, dette il crollo all’influenza, fino allora esercitata in Francia dalla scherma italiana.
Un inizio turbolento
I maestri di scherma di Francia vivevano, sino al 1567, ciascuno per proprio conto, e quindi poco o nulla si conosce di loro avanti di quest’epoca, tranne la carta di Filippo il Bello, che imponeva loro una taglia’, o tassa speciale (1292).
Nel 1554 un’ordinanza del Parlamento (20 aprile), all’articolo VI rimprovera gli studenti che <<au lieu de vacquer à leur études, vont souvent chez les maistres escrimeurs et joueurs d’éspée>>; e, perchè gli studenti non si rechino nei <<fauxbourgs>> (per non esser veduti dai loro maestri), <<la Cour enjoignit à tous les dicts escrimeurs et joueurs d’éspée se retirer en la dicte ville (l’aris), es rue publique d’icelle, sans d’ores en avant se tenir et demourer ce dits fauxbourgs, sur peine de prison et autre amende arbitraire>>.
Costretti per questo editto ad avvicinarsi, sorse tosto in loro l’idea di formare una Compagnia, o corporazione privilegiata, retta da statuti approvati dal Re, per ottenere vantaggi fino allora insperati.
Academie D’Armes
Carlo IX con due lettere-patenti del mese di decembre del 1567 autorizzò i Maistres Houeurs et Escrimeurs d’épée, di Parigi di riunirsi in Comunità e ne approvò lo statuto.
Più tardi, e cioè nel 1585, lo statuto della Comunità dei maestri di scherma fu modificato ed Enrico III riconfermò alla Compagnia i privilegi accordati da Carlo IX e fece registrare dal Parlamento (27 gennaio 1586) gli statuti riformati di questa associazione.
Nel 1633, la Compagnia dei maestri di scherma modificò nuovamente lo Statuto e redasse nuove ordinanze per stabilire definitivamente i criteri con i quali si dovevano ammettere nella Corporazione i nuovi maestri, spesso accettati contrariamente alle regole stabilite.
L’esperimento fu portato da quattro a sei anni, e solo dopo due anni di servizio effettivo nella Compagnia, gli allievi maestri (prèvots) potevano portare la spada d’ordinanza con il permesso del Sindaco della Compagnia e del Maestro che loro insegnava a tirar delle armi. Fu con queste ordinanze del 1633 che i componenti della Comunità si obbligavano a non più préparer à la maitrise le prévot che non fosse nato in Francia. San Michele era il protettore della Compagnia, la quale era in obbligo di recarsi al convento degli Agostiniani nel giorno della festa del santo, allo scopo di ascoltarvi la messa solenne. Chi mancava senza ragione, pagava uno scudo.
Il 30 settembre del 1643 gli statuti e le ordinanze del Compagnia furono di bel nuovo sanzionate da Luigi XIV. Nel maggio del 1644 i maestri di scherma pubblicarono nuovi statuti, tendenti a limitare il tempo nel quale un maestro poteva restare lontano dalla propria sala (15 mesi), ed impedire che i maestri esercitassero alcune professioni.
In seguito ad un editto di Luigi XIV, del maggio 1656, il numero dei maestri per le città e subborghi di Parigi fu ridotto da venticinque a venti; ed accordò la nobiltà ereditaria ai sei maestri più anziani i quali contassero venti anni d’insegnamento dalla loro accettazione nella maestranza della Compagnia.
Accordò alla Compagnia uno stemma speciale (campo azzurro con due spade incrociate, con le punte in alto, con l’impugnatura d’oro, e quattro gigli disposti a forma di croce).
I maestri d’arme della Corporazione, poi, erano autorizzati a tenere sulla porta della loro abitazione l’insegna speciale, rappresentata da braccio che impugna una spada detto: Dextrochère.
I primi maestri che usufruirono del privilegio accordato da Luigi XIV furono Jehan le Coq et Jean Renard, sieur de Préville, nobilitati il 28 febbraio 1657.
I Ferrailleurs
Nel XVII secolo chiamaronsi ferrailleurs, in Francia, coloro che insegnavano la scherma senza essere autorizzati e senza far parte della Compagnia dei maestri d’arme.
La Comunità dei Maestri si levò in massa contro questi intrusi e nel 1685, il 18 dicembre, ottenne dal procuratore del Re che si proibisse ad un certo Bary, ferrailleurs, d’insegnare la scherma e di chiudere la sala; e nello stesso giorno tale sorte toccò pure a Hoste ed a Caudat, ambedue ferrailleurs.
Ma spesso, forse troppo spesso, la Compagnia fu costretta a ricorrere al magistrato per tutelare i proprii diritti e privilegi, come accadde nel 1722 (decembre) contro Ronet, Houaley, Nègro, Lepin, Lemaire, Locomte, Duplessis, Basque ed altri maestri sans qualité.
Il 23 giugno 1724 con sentenza di Gabriel-Hyéronime de Bullion, preposto di Parigi, fu proibito ai ferrailleurs di tenere sala d’armi, sotto pena di un ammenda di 300 lire, della confisca delle armi e attrezzi ecc. e magari di prigione.
Fu proibito, quindi, ai proprietari di affittare i loro locali a maestri d’armi che non presentassero il loro brevetto, rilasciato dalla Comunità, sotto pena di un’ammenda di 200 lire e di tener murata per sei mesi la sala, data irregolarmente in fitto.
E qui non si fermava l’ordinanza del 23 giugno 1724. Condannava a 1,000 lire di multa e ad altre pene gravissime i venditori di birra e vino che permettessero ai ferrailleurs, o ai loro allievi, di far della scherma nei loro giardini o corti, e il Parlamento in data del 18 dicembre 1759 sanzionò tutta questa roba.
Le ammende erano ripartite egualmente tra la Corporazione dei maestri d’arme e l’Hotel-Dieu, dedotte 30 lire per le spese di procedimento ed altro.
Luigi XV nel dicembre del 1758 riconobbe e ratificò i diritti e i privilegi, nonché gli statuti e i regolamenti fatti dai maestri il 12 maggio 1644.
Sparite le Académies du Roy sparite le Corporazioni, i maestri di scherma di Parigi, riuniti in casa di Danet (rue du Chantre), fondarono nel 1788 l’Ecole royale d’armes, di cui Danet fu il primo direttore e Teillagorry il vice-presidente (directeur-adjoint).
Frattanto, scoppiano i fatti del 1789, e diciassette maestri di scherma, con alla testa Teillagorry e Pàquier, il 31 dicembre si recano in deputazione all’assemblea nazionale, presieduta da Desmeuniers, per offrire alla patria le loro spade.
<<Les maitres d’armes de l’Ecole royale d’armes de Paris viennent, à l’exemple de tous les bons francais, présenter leur hommage patriotique à l’auguste Assemblée.
<<Nosseigneurs, destinés à mettre les premières armes dans les mains de la jeunesse de France, nos épées sont l’offrande naturelle que nus avons à faire à la Patrie.
Deux métaux les composent, l’argent et le fer, agréez le premier pour les besoins pressants du moment; nous jurons d’employer le second au service de la Nation, au maintien de la Liberté, au soutien de vos Décrets et à la défense du meilleur des Rois.>>
Due anni dopo, e cioè il 17 marzo 1791, l’assemblea nazionale soppresse tutte le corporazioni e tra queste la Compagnia dei maestri d’arme, che durava da 223 anni!
Un anno dopo, anche la scuola di rue du Chantre sparì.
La nuova Accademia
A Parigi dal 1886 si è fondata una nuova Accademia d’armi, che si compone di ventiquattro membri titolari, scelti tra i maestri più rinomati di Parigi; di cinquanta maestri aggiunti; di membri onorari; di membri corrispondenti e di membri militari.
Lo scopo di questa istituzione è di creare un centro di studio, comune a tutti i maestri e per stabilire tra di loro rapporti più che amichevoli, fraterni. Aiutare l’arte nel progresso, vegliare alla dignità del di lei insegnamento. In ultimo, creare una cassa di soccorso.
La divisa assunta dall’Accademia è ars pro patria. Furono fondatori Gatechaire, Bergès, Vigeant, Robert (G), Rouleau, Collin, Jacob, Merignac, Haller, Pellerin, Cain, Gros, Large, Ayat, Chazalet, Rue, Prévost, Ruzé (P.), Merignac Emilio, Ruzé (A.), Pons et Kirchoffer. Il Ministro della guerra n’è presidente onorario.
Con questi elementi, che all’arte uniscono una vasta e solida cultura, è indubitato che la scherma francese tenda giornalmente a migliorarsi nei principi tecnici e nell’applicazione e che ingeneri una vera passione in ogni ceto di persone, che dallo studio assiduo della scherma si sentono più forti, perché inspira loro quel sentimento di fiducia in sè stesso, la quale distingue i popoli intelligenti e vigorosi.
Caratteristiche della scuola francese
La scherma francese è caratterizzata dalla celerità e strettezza dei movimenti, dalla varietà e prontezza delle parate, perché la spada é senza vetti trasversarli e senza caccia.
Abbonda di cambiamenti nel maneggio del manico della spada, che nella guardia viene stretto dal mignolo, anulare e medio, mentre il pollice resta sopra il manico e l’indice allungato lateralmente.
L’indice serve per dirigere la punta nel fare le finte; nel momento di eseguire la parata tutte le dita stringono il manico e nel vibrare il colpo l’arma è sorretta solamente dal pollice, indice e medio, mentre l’anulare e il mignolo si scostano dal manico per dare maggiore elevazione al pugno.
Agilissimo nel muoversi, lo schermitore francese è l’antitesi dello schermitore italiano, che alla lunga resta superiore al francese per la potenza delle parate, per la velocità negli attacchi, per la sicurezza dei colpi, per il maggior dominio della propria arma e per la maggiore solidità dell’impugnatura.