Achille Marozzo è sicuramente il più famoso trattatista italiano del rinascimento, nonché principale riferimento della cosiddetta Scuola Bolognese di scherma.
Biografia
Nacque nel 1484 da Lodovico Marozzo, apparteneva ad una famiglia originaria di S. Giovanni in Persiceto, paese nei pressi di Bologna, la quale ottenne la cittadinanza bolognese nel 1385.
Quando si trasferì a Bologna, prese lezioni dal Maestro Guido Antonio di Luca, dalla cui scuola, come dice lo stesso Marozzo all’inizio del trattato, uscirono più guerrieri che dal cavallo di Troia. Guido Antonio de Luca probabilmente fu lo stesso Maestro che insegnò scherma anche al famoso condottiero Giovanni dalle Bande Nere e al conte Guido Rangoni, capitano pontificio e famoso duellante del ‘500.
Maestro Achille Marozzo aprì una scuola di scherma in via Riva di Reno, ove risedette per tutta la vita in una casa presa in enfiteusi dall’Abbazia dei Santi Naborre e Felice. Nel 1531 gli viene concessa la licenza di estrarre acqua dal fiume Reno per alimentare un filatoio costruito nella propria casa sita in “cappella Sancti Felicis”, da cui possiamo dedurre come questa fosse la sua principale fonte di reddito.
Ebbe un figlio, di nome Sebastiano Marozzo, a cui si rivolge nell’introduzione del proprio trattato.
Morì a Bologna nel 1553 e dovrebbe essere sepolto nella cappella dell’attuale ospedale militare di Bologna.
Opera trattatistica
Maestro Achille Marozzo scrisse un trattato di scherma dal titolo “Opera Nova” che diede alle stampe nel 1536 a Modena dedicandolo al già citato conte Guido Rangoni.
Il titolo completo del trattato riportato sulla copertina è “Opera Nova de Achille Marozzo, Mastro Generali de l’Arte de l’Armi“, mentre la prima pagina stampata incomincia con la frase “Opera Nova Chiamata Duello, O Vero Fiore dell’Armi de Singulari Abattimenti Offensivi, & Diffensivi“, che spesso viene ugualmente utilizzata per indicare il trattato.
Il trattato Opera Nova, venne considerato la maggiore opera schermistica del ‘500 e, ad oggi si può affermare che sia il più completo testo di scherma moderna. Tale primato fu riconosciuto anche dai suoi contemporanei, tanto che Giulio Cesare Croce lo enumera tra le opere più importanti del secolo.
Data l’impostazione moderna del trattato e la descrizione particolareggiata delle tecniche schermistiche, tale trattato fu ristampato numerose volte nel corso degli anni diventò il simbolo della Scuola Italiana di scherma. Anche Tuttora rimane una pietra miliare della storia della scherma ed è preso come uno dei riferimenti fondamentali per i praticanti di scherma antica.
Marozzo incominciò la stesura dell’opera intorno al 1516. L’edizione più famosa rimane la prima di del 1536 (a Modena, in aedibus venerabilis D. Antonii Bergolae Sacerdotis), ristampe di questa sono quelle del 1550 (a Venezia, per Giovanne Padovano ad Istantia de Marchior Sessa) e del 1568 (a Venezia, appresso gli heredi di Marchio Sessa).
Sempre a Venezia, Antonio Pinargenti nel 1569 (anche se nella copertina viene riportato 1568) ne curò una ristampa corretta e aggiornata dal titolo “Arte delle Armi, di Achille Marozzo Bolognese, Ricorretto ed ornato di nuove figure in rame“, in cui, oltre ad un adeguamento della scrittura e un ritocco alla struttura dei capitoli, le xilografie di corredo vennero sostituite da calcografie in rame ad opera di Giovanni Battista Fontana su disegni del fratello Giulio.
Si trovano citate edizioni di altri anni e in altri luoghi (vedi sezioni bibliografiche), ma attualmente queste sono le uniche di cui abbiamo riscontro nelle biblioteche, in particolare l’edizione del 1517 citata da Jacopo Gelli (vedi Fonte Bibliografica Jacopo Gelli) è stata recentemente attestata come non esistente.
Probabili maestri di scherma che si formarono nella scuola del Marozzo, o che comunque furono influenzati dagli insegnamenti da lui divulgati, furono Dalle Agocchie Giovanni, Viggiani Angelo e il tedesco Meyer Joachim.
All’interno del trattato vengono citati, oltre al figlio Sebastiano, altri due allievi del Maestro: Giambattista Letti (Giovanni Battista da i Letti) e Giacomo Crafter, d’Agusta.
Nel trattato sono riportati svariati tipi di combattimento per il duello a fra due contendenti: spada, spada e pugnale, spada e cappa, spada e rotella, spada e targone, spada e targa, pugnale, pugnale e cappa, ronca, partigiana, partigiana e rotella, picca, spiedo, ma la parte maggiore è dedicata al combattimento di spada e brocchiero, spada a due mani e tecniche di autodifesa da disarmato contro armato di pugnale, oltre ad una corposa parte dedicata al regolamento del duello in sé.
Tutte le tecniche insegnate da Marozzo sono notevolmente raffinate e precise, le difese e le risposte puntuali e immediate, gli attacchi prudenti e ben calcolati, tenendo sempre presente che lo scopo principale dell’azione non è ferire l’avversario ma uscirne indenni.
Il gioco di gambe è spesso laterale o circolare, ben diverso da quello della scherma attuale, e adatto soprattutto al combattimento con un’arma in ogni mano.
Le basi delle tecniche sono sia la parata e risposta e il mezzo tempo sia il tempo insieme, che consiste nell’attaccare l’avversario con la spada nello stesso momento in cui si para il suo colpo con lo scudo, il pugnale o la cappa.
Nell’attaccare, e questa è la maggior raffinatezza di questo gioco, si presuppone sempre che l’avversario reagisca al meglio, parando e rispondendo subito, e l’ attacco prevede sempre come sfuggire alla risposta dell’avversario e sfruttarla per ferirlo.
I libri di Achille Marozzo sono tuttora uno dei principali punti di riferimento, per lo studio e la sperimentazione della scherma antica presso la Sala d’Arme Achille Marozzo, la maggiore associazione per lo studio della scherma antica in Italia e fra le più qualificate al mondo, con centri di insegnamento in più di venti città italiane.
Struttura del trattato
La struttura del trattato di Marozzo è la seguente:
- Libro 1 : Ringraziamenti, introduzione, assalti di spada e brocchiero tra cui giochi di mezza spada (con spada e brocchiero);
- Libro 2 : Spada e pugnale, pugnale solo, pugnale e cappa, spada e cappa, due spade, spada e brocchiero grande, spada sola, spada e rotella, spada e targa, le Guardie (con spada e brocchiero e spada sola), spada e imbracciatura, spada e imbracciatura contro armi in asta, spada e rotella contro armi in asta, come combattere contro un mancino;
- Libro 3 : Spada a 2 mani, prese con spada a 2 mani, spada a 2 mani contro armi ad asta;
- Libro 4 : Armi in asta di vari generi, alcune usate con rotella altre a 2 mani;
- Libro 5 : Onore e regole del duello, difesa a mani nude contro daga (prese), daga (prese);
Edizione del 1517
L’edizione del 1517, citata da Jacopo Gelli (vedi fonti bibliografiche), va purtroppo smentita dalle recenti ricerche della Sala d’Arme Achille Marozzo sull’argomento.
Si riporta la parte fondamentale del rapporto di Andrea Amore, incaricato della ricerca nel gennaio 2006:
… quell’edizione del marozzo di cui parla jacopo gelli nella sua “bibliografia generale della scherma (Firenze 1890), non esiste! Gelli è incappato in errore! ho trovato un articolo a tal proposito all’interno dell’edizione di opera nova (Marozzo 1550) che dice quanto di seguito vi riporto: “Jacopo Gelli, nella sua bibliografia generale della scherma, da, come posseduto dalla biblioteca universitaria di Pisa, un Marozzo (opera nova de Achille Marozzo bolognese, maestro generale da l’arte de l’armi), stampato in Venezia nell’anno 1517 appresso gli eredi di Marchion Sessa. E’ un errore nel quale incorse per inesatte informazioni ricevute da Felice Tribolati, allora bibliotecario della libreria pisana, che non s’avvide ne dell’imperfezione del libro, evidente per la diversità dei caratteri e l’irregolare numerazione delle carte, ne dell’alterazione della data, compiuta certo da mano interessata a dare maggior colore di antico al volume, ignara che l’attività tipografica del Marchio si svolse fra gli anni 1506-1550 circa.
L’esemplare creduto del 1517 è soltanto una copia,e anche imperfetta,dell’edizione veneziana del Sessa del 1550, mutila delle quattro carte della fine (cc. 145-148), sostituite, per completare il testo, da altrettante (cc.128-131) di un esemplare Marozzo dell’altra edizione veneta del Pinargenti del 1568, con la sola variante che, per errore non infrequente dei tempi, la data è del 1567″.
Questo è quanto riporta il documento che ho trovato all’interno dell’edizione del 1550, che, se d’interesse alla sala, è accessibile alla visione e copia…
Edizione in francese
A pag. 8 del I volume della Bibliothèque d’Antoine du Verdier (1544-1600), signore Vauprivast, compilata nel 1585, si trova la seguente citazione:
ACHILLE MAROZZO a écrit en Italien(1).
Livre d’escrime; pour apprendre à tirer de l’épée & de toutes armes, translaté en François, & imprimé à Lyon, in 4°. par Pierre Mareschal, sans datte.
1 – Ç’a été, vers le milieu du seizième siècle, un fameux Maître d’Armes, Italien, Auteur du Livre intitulé La Scrimïa, où les meilleurs tours d’escrime sont enseignés, & toutes les attitudes offensives & défensives exactement représentées. Anton-Francesco Doni a fait dans la première partie de sa Libraría, en 1550, l’éloge d’Achille Marozzo, alors vivant. Le nom du Traducteur François est inconnu. (M. De La Monnoye).
- I volume della Bibliothèque d’Ant. Duverdier su Google Books (III tomo della ristampa del 1772)
Citazioni Bibliografiche
Jacopo Gelli
Opera nova de Achille Marozzo, bolognese, mastro generale de larte de larmi. In Venetia, 1517 (M. D. XVII). Appresso gli eredi di Marchio Sessa. Carte 131; di cui l’ultima non numerata. Le tavole sono simili a quelle dell’edizione modenese.
L’importanza di questa scoperta bibliografica, se ha valore grandissimo per i bibliografi, lo ha principalmente per gli schermitori. Quando leggemmo in una lettera del cav. Felice Tribolati (Lettera al Conte Lovatelli — Veggasì Tribolati, Bib. ital.), che nella R. Biblioteca Pisana esisteva, una copia del Trattato del Marozzo con la data del 1517, credemmo che si trattasse di un errore e scrivemmo alla R. Biblioteca di Pisa per avere la conferma di quanto il cav. Tribolati asseriva.
Tre giorni dopo ci pervenne la risposta. Era lo stesso signor cav. avv. Felice Tribolati, che aderendo gentilmente alle nostre preghiere, ci scriveva: Dalle risposto al suo questionario, vedrà come Felice Tribolati non s’ingannasse nella citazione relativa al Marozzo nella sua Lettera, al Conte Lovatelli, ed ha l’onore di confermargliela personalmente. Dunque, non c’è nessun dubbio che il Marozzo precedette il Manciolino (1531) e che fu collega del Moncio (1509). Questa scoperta dà al Marozzo il posto d’onore nella storia della scherma europea; poiché, se fino ad oggi si opinava che le sue teorie fossero una modificazione di quelle del Manciolino, ora dobbiamo tributare al trattato del Marozzo il merito che gli spetta di diritto, essendo la più antica opera sulla scherma che si conosca. (1) La Biblioteca pisana possiede un tesoro e gl’italiani debbono essere grati al cav. Tribolati, che con la sua scoperta ha loro dato il mezzo di provare che la scherma italiana o bolognese, perchè a Bologna ha avuto la sua culla (De Luca, 1500-1532; Moncio, 1509; Marozzo, 1517-1568, ecc.), fino dal principio del XVI secolo aveva raggiunto un grado importantissimo di perfezione.
Nel frontespizio recto: Opera nova de Achille Marozzo, Bolognese, Maestro Generale de Larte de Larmi.
A tergo del frontespizio: Opera nuova chiamata duello, o vero fiore dell’armi de singulari abattiméti offensivi, et difensivi, esposta per Achille Marozzo gladiatore Bolognese, che tratta de casi occoréti ne larte millitare, dicidendosi tutti icasi dubiosi p autoritade de inrecósulti et tratta degli abattimenti de tutte l’anni che possano adoperare gli homini da corpo a corpo, a piedi et a cauallo, cò le figure che dimostrano co larmni i mano tutti gli effetti, et guardie che possano far, o co spada sola, o con pugnale acopagnata, o rotella, o targa, o brochiere largo, o stretto, o ibraciatura, e così con spada da doi mani, o armi in astate de tutte le sorte, col suo et cantra, et co diverse prese, et stretto di megia spada, et molti documenti achi volesse ad altri isignare de cóbattere, o de scrimire co ifinite, preso de pugnale che legédo in questo aptaméte potrai vedere a parte, co il segno del passeggiare, et le lettere che denotano el tutto, et questo e fatto per dare lume agli homini generosi, che si dilettano della virtù de larmi, e ùchora per quelli che vorano ad altri insignare, co suma diligétia coretto, et stampato CON GRATIA et privilegio.
Alla fine, a carta 148: Mutina, 1536, in cedibus venerabilis. D. Antonii Bergola; Sacerdotis. Ac Civis Mutin. XXIII, Idus Maii.
L’esemplare conservato dalla Corsiniana (Lincei) di Roma è il più bello che possa mai vedersi tanto per la nitidezza della stampa, quanto per la conservazione. Bello pure quello conservato dalla Biblioteca dell’Università di Roma, però inferiore a quello della Orsiniana.
Proemio; 84 tavole intercalate nel testo, di cui moltissime di gran formato, altre di formato più piccolo, ma doppio di quelle dell’edizione del 1568.
La tavola prima e quella a tergo della carta 9O (libro quinto), sono eguali.
Dedica al Conte Guido Rangone, compagno del Marozzo ed allievo di De Luca — con 8 carte; — Proemio, ossia dedica; indice e figure di schermitori. Poi 148 carte, come Ben s’intende, di due pagine ciascuna; 81 quadri con figure xilografiche di schermitori, oltre i due quadri delle già citate 8 prime carte. Le figure sono male disegnale.
Per questa edizione veggasi II Bibliofilo, 12, an. IV, e n. 1. an V.
Per ciò che riguarda quel XXIII, Idus Maii, essendo inverosimile, i bibliografi hanno supposto, che debba essere VIII; ma il Lancelotto, Cronaca Modanese (Parma, 1867, vol. 5°, pag. 133), dice averlo visto, il libro, finito di stampare il 22 maggio 1536, dopo aver detto, due righe prima: il 24 maggio. Sarà, quindi giusto quel XXIII e qell’Idus, o è un errore o un’abbreviatura del de, male intesa dal compositore di caratteri.
Il Fantuzzi nello sue Notizie degli scrittori bolognesi (Bologna, S. Tommaso, 1786, tomo 5° pag. 274-76) enumera le diverse edizioni di quest’opera del Marozzo, che è sempre la stessa, quantunque mutata di titolo.
Il Brunet a Marozzo combina col Fantuzzi.
Nel bibliofilo suddetto, al luogo indicato si trova una minuta descrizione della 2° edizione (la prima essendo quella del 1517) e delle altre.
Questo articolo del Bibliofilo che è anche stampato a parte, in estratto, tratta di D. Antonio De’Bergolli Sacerdote, libraio e tipografo Modenese del secolo XVI (Bologna, Compositori, 1884, opuscolino in 16°) ed è del chiarissimo prof. Pietro Riccardi.
Trascriviamo infine qui dalla Cronaca Modenese di Tommasino De Branchi dello De’Lancellotti (vol. 5°, Parma, 1867, Fiaccadori, pag. 133) il passo che riguarda il Marozzo e la sua opera:
Lunedì a di 22 marzo. Magistro Achillo Morozzo (sic) bolognese al presente maestro de giochare de scrima in Modena, ha fatto stampare uno libro in quarto de carte 156 intitulato al Illmo. sig. Conte Guido Rancori zentil homo modeneso el qual libro tratta de tute le arme et abatimento da pede e da cavallo el de molte prexe da pugnale, como per le figure in ditto libro appare con le guarde da tute le arme et li lhori modi, et che tratta de casi ocurenti al combattere in stechade el qualo lo ha fatto stampare in Modena in casa de don Antonio Bergollo, e a lui proprio preto modenexo del anno presente 1536 a di 24 mazo, e lo dillo. M. Achillo è de età anni 52 e dice havere principiato ditto libro et opera fino dal 1516; e io Thomasino Lanciloto modenexo l’ho veduto questo di 22 ditto mazo finito de stampare; e perchè la opera è degna de memoria, io l’ho notalo in questa cronicha.
Il trattato del Marozzo si fonda sui principi della scuola bolognese che dal Moncio allo Zangheri, ha dato all’Italia un vero esercito di eccellenti schermitori e trattatisti. Il Marozzo però, dette un maggiore e un migliore sviluppo a questi principi, che non i suoi coetanei. Scolare di Guido Antonio De Luca, bolognese, dalla cui scuola uscirono molti valentissimi guerrieri, il Marozzo era gelosissimo dell’arte sua. Infatti, si narra, che prima d’insegnare ad un allievo la nobile arte, esigeva da questi un giuramento: Io voglio che voi giuriate su questa elza di spada, la quale si è la croce di Dio, in prima di non venire mai contro il vostro maestro, e ancora di non insegnare mai a persona alcuna quello, che da me imparerete, senza mia licenza.
Dal Marozzo molti antichi celebri autori hanno attinto e tra questi non ultimi l’Agrippa, il Fabris, il Morsicato tra gli italiani. Tra gli stranieri antichi, specie francesi, difficile sarebbe trovare chi non ha copiato totalmente, con lievi modificazioni, l’opera del Morozzo o da questa attinto largamente.
Il capitano De Bast, parlando della supremazia della scherma italiana così si esprime:
Alors parut un nouvel exercice gymnastique, l’Escrime. On ne pourrait fixer l’époque précise ou elle prit naissance, ni celle de ses premiers progrès; tout ce que l’on sait de positif à cet égard c’est que les premières écoles d’escrime furent ouvertes en Italie, et le plus ancien (!) traité de cet art est celui du Vénitien Morozzo, le père, publié à Modène en 1536, sous le tìtre de Arte de gli Armi .
Una delle parti più importanti di quest’opera, sono le figure intercalati nel tosto, che somigliano, però, a quelle di molti altri libri della stessa epoca.
Nell’ultima parte di quest’opera, che tratta del combattimento al pugnale il n’y a pas deux pages, dice il Vigeant, dont la justification soit la méme. Invece dei soliti parallelogrammi sonvi losanghe, tazze, bicchieri, figure piramidali, nelle quali sembra che il tipografo siasi sbizzarrito a disegnare una pagina con un compositoio.
Il Marozzo è stato il primo a scrivere di cose di scherma con principi sufficientemente definiti e pratici; talché, può considerarsi come il vero creatore della scherma italiana, da lui inalzata ad altissimo grado.
Tutti i modi di combattere e con qualsiasi arma, allora in uso, sono trattati dall’autore; e trattati con tanta larghezza d’idee, con tanta sapienza d’arte, che tutti coloro che gli tennero dietro furono costretti ad attingere largamente dal suo libro, imitandolo nella forma, copiandolo nella sostanza.
Opera nova di Achille Marozzo, Bolognese, Maestro generale de l’arte de l’armi.
…
Dedica al Conte Guido Rangone.
Manca del luogo, dell’anno, della tipografa e del nome dell’editore.
Differisce in nulla dall’edizione modenese.
Opera nova di Achille Marozzo, Bolognese ecc.
Stampato in Venetia, 1550 da Gioane Padouanno. Ad istantia de Melchior Sessa.
Riproduce esattamente l’edizione modenese.
Arte dell’armi di Achille Marozzo, Bolognese. Ricorretto et ornato di nuove figure in rame.
In Venetia, 1568. Appresso Antonio Pinargenti. Titolo del frontespizio, sul verso del quale: Al sig. conte Guido Rangone. A. M. S. P. D.; Lettera di Giulio Fontana, pittore, alle cure del quale devesi questa nuova edizione; Al molto illre. et Valoroso Sig. mio oss. il sig. Don Giovanni Manriche, Cameriere di S. M. Cesarea (1).
Pagine 10 non numerate e 194 numerate; 26 tavole, le cui figure sono più piccole di quelle delle precedenti edizioni, intercalate nel testo.
Quest’opera che molti a torto credono un nuovo trattato di Sebastiano, figlio del Marozzo, è in effetto la quarta edizione del trattato del Marozzo (padre). Con la differenza che mentre il testo, tranne alcune modificazioni consigliate dal progresso fatto dalle armi, resta pressoché lo stesso, le tavolo incise su legno nelle altre edizioni, qui lo sono su rame (2).
Del resto, questa edizione è splendida per la nitidezza e correttezza della stampa, e delle incisioni.
Nel 1615 venne pubblicata a Verona una nuova edizione dell’opera del Marozzo e, pare, a cura di Sebastiano Marozzo, figlio del gran maestro, nato pure a Bologna.
All’interno dell’opera vengono ricordati due allievi del Maestro: Giambattista Letti (Giovanni Battista da i Letti), citato a pag. 126 (cap. 273) e a pag. 148 a proposito dell’ultima presa di daga; Giacomo Crafter, d’Agusta, citato a pag. 126 (cap. 273).
1. In questo stesso anno il Pinargenti pubblicò pure il trattato dell’Agrippa, per la cura del pittore Fontana, dedicandolo al Manriche (?).
2. L’estensore dell’articolo Escrime della Encyclopédie Moderne, sbaglia affermando che Sebastiano Marozzo componesse un trattalo di (aumentando?) quello di suo padre. Il Fantuzzi, infatti, nelle Notizie degli scrittori bolognesi, discorre a lungo di Sebastiano Marozzo come continuatore della scuola di Achille Marozzo, non già come scrittore dell’arte (T. V, pag. 274, Bologna).
Testo di riferimento: Bibliografia Generale della Scherma del Cav. Jacopo Gelli. Firenze. Tipografia Editrice di L. Niccolai. 1890.
Salvatore Muzzi
Ora veniamo a dir parola d’uno scrittore ben singolare. Questi fu Achille Marozzo maestro di scherma, il quale dettò un libro sull’Arte sua di ginnastica, chiamandosi in esso Maestro generale dell’armi e gladiatore bolognese. Egli fu scolaro dell’altro bolognese Guido Antonio de Lucca, e condiscepolo del Conte Guido Rengoni. Stampò l’opera sua nel 1536, nel quale tempo aveva un figliolo molto giovine, ma già educato alla scherma con gran profitto: il quale figliolo ebbe nome Sebastiano, e forse divenne successore del padre nell’esercizio di maestro.
Il libro del Marozzo fu dato la prima volta in Modena per tipi e nelle case di D. antonio Bergola; e s’intitola del Duello, o de’ singolari abbattimenti; ed è singolarissimo per la rarità dell’edizione, perché non è cognita nessun’altra stampa del medesimo Bergola, che l’autore chiama coll’aggiunto di venerabile. Esso trattato di scherma fu più volte ristampato in Bologna ed in Venezia, nel 1540, nel 60, nel 68. L’opera è divisa in cinque libri con ottantatrè figure in legno non ispregevoli; ed è sparsa di molta erudizione, e specialmente nel quinto libro, dove tratta con molta dottrina civile e canonica, nonché storica d’ogni tempo, diverse questioni cavalleresche de’suoi giorni.
L’ultima edizione di Venezia (1568) ha le figure intagliate in rame dal Giulio Fontana, buon pittore di quel secolo, il quale incise pur anche le figure del trattato di Scienza d’Arme di M. Cammillo Agrippa milanese, che Antonio Pinargenti metteva in luce quasi allo stesso tempo che l’opera del nostro Marozzo. (p.293-294)
Testo di riferimento: Annali della Città di Bologna dalla sua origine al 1796, compilati da Salvatore Muzzi. Settimo tomo. Bologna pe’ Tipi di S. Tommaso d’Aquino. 1844
A pagina 504 del medesimo testo viene annoverato tra gli Scienziati e letterati bolognesi
Pantanelli
Nato nel 1484 e morto nel 1553.
Il padre Lodovico apparteneva ad una famiglia originaria di S. Giovanni in Persiceto, la quale ottenne la cittadinanza bolognese nel 1385. Achille Marozzo abitò sino alla morte in via Riva di Reno, in una casa avuta in enfiteusi dall’Abbazia dei Santi Naborre e Felice, dove tenne anche la sua scuola di scherma. Viene citato in una delibera del Reggimento bolognese datata 9 giugno 1531, dove gli viene concessa la licenza di estrarre acqua dal fiume Reno per alimentare un filatoio costruito nella propria casa sita in “cappella Sancti Felicis”. Scrisse un trattato intitolato Opera nova stampato per la prima volta a Modena nel 1536, ristampato poi a Bologna nel 1546, a Venezia nel 1550 e di nuovo nel 1568. Un’ultima edizione a cura del figlio Sebastiano viene pubblicata a Verona nel 1615.
Al suo interno vengono ricordati due allievi del Maestro: Giambattista Letti (Giovanni Battista da i Letti), citato a pag. 126 (cap. 273) e a pag. 148 a proposito dell’ultima presa di daga; Giacomo Crafter, d’Agusta, citato a pag. 126 (cap. 273).
Testo di riferimento: v. Pantanelli,G. Scherma e maestri di scherma bolognesi, estratto dalla “Strenna storica bolognese”, anno terzo, cooperativa tipografica Azzoguidi, Bologna, 1930
Alberto Marchionni
(in seguito alla citazione del Moncio e del Manciolino)
Ma siccome Achille Marozzo pure bolognese comparve cinque anni dopo, cioè nel 1536 col suo trattato di scherma, nel quale adottò assolutamente gli stessi principi del suo concittadino, solo dando a quelli un migliore e più ampio sviluppo, noi daremo un colpo d’occhio alla sua opera.
Il Marozzo fu scolare di Guido Antonio di Luca Bolognese dalla cui scuola, egli dice, uscirono più guerrieri che dal cavallo Troiano. Nelle prime quattro parti della sua opera tratta della Scherma, e nella quinta discorre e risolve tutte le questioni dì diritto e di convenienza riguardanti la medesima. Le tavole correlative alla Scherma, che sono malissimo disegnate, vanno susseguite da altre dodici pel combattimento tra un’uomo disarmato ed uno armato di pugnale.
Parrà a prima vista che queste ultime tavole non siano di grande interesse, e ciò va bene per la nostra scuola è per i nostri tempi, ma per le vicende cittadine che correvano allora, quella scuola di difesa era di somma necessità, perchè gli odii intestini armavano soventemente la mano di un emulo o di un sicario per insidiare alla vita di un nemico di partito o di famiglia.
Le guardie nella Scherma da esso citate sono moltissime; e credo non far cosa discara al lettore, se accennerò la nomenclatura di alcune, che a vero dire è stranissima.
I nomi delle diverse guardie principali nel giuoco per combattere con Spada e Targa, e cosi con Brocchiere largo e Rotella, con Spada sola, e con Spada e Cappa e Imbracciatura, e con Pugnale e Cappa e Pugnale solo … sono: Coda lunga stretta — di cinghiara porta di ferro ~ di coda lunga alta — di porta di ferro stretta, o vero larga — di guardia di coda lunga e distesa — di guardia testa — guardia d’entrare — guardia di coda lunga e larga — guardia di becca cesa ecc.
Oltre aver parlato di tutte le armi di offesa e di difesa, che accennerò in seguito, parla puro dello spadone a due mani e del giuoco ovvero combattere di due spade una per mano; dell’ammaestramento di spada a due mani contro armi inastate, come ancora dei tagli, e per maggiore intelligenza avvi una tavola con la denominazione dei medesimi, che sono: Diritto fendente, fendente roverso, diritto squalembrato, diritto tondo, falso diritto montante, avverso tondo, e falso manco.
Prima d’insegnare al suo allievo esigeva dal medesimo un giuramento, il quale per la sua originalità qui fedelmente trascrivo: “Io voglio che voi giuriate su questa elsa di spada, la quale si è la croce di Dio, in prima di non venire mai contro il vostro maestro, e ancora di non insegnare mai a persona alcuna quello, che da me imparerete, senza mia licenza.“
L’autore mette la spada in mano al suo scolare senza insegnargli come devesi impugnare; e solo deducendolo dalle figure disegnate, si vede che impugnano il manico della spada con quattro dita, passando l’indice sopra il ferro traversale che separa la lama dal manico; sicchè con tutta facilità l’avversario facendo scendere il taglio della propria spada contro quella dell’altro dalla parie ch’ei tiene il dito, gli resterà facilmente reciso. La forma della impugnatura o guardia della spada è simile a quella degli antichi Galli.
Testo di riferimento: Trattato di scherma: sopra un nuovo sistema di giuoco misto di scuola italiana e francese. Di Alberto Marchionni. Pubblicato da Dai Tipi Federigo Bencini, Firenze 1847.
Marcelli Francesco Antonio
Achille Marozzo Bolognese, stampò il suo libro nell’Anno 1536., e scrisse così dottamente, che meritò fusse ristampato poi nel 1568. e nella seconda impressione fu abellito di belle figure in rame, quando prima fu stampato con le figure in legno.
Testo di riferimento: Regole della scherma insegnate da Lelio e Titta Marcelli, scritte da Francesco Antonio Marcelli, figlio e Nipote e Maestro di scherma a Roma. Pubblicato nella stamperia di Dom. Ant. Ercole, Roma 1686.
Giovanni Fantuzzi
MAROZZO ACHILLE.
F. A. F.
Fu un valente Maestro di Scherma, il quale chiama se stesso Maestro generale dell’armi (1), e Gladiatore Bolognese (2) ; e ci fa sapere oltrecciò d’avere imparate quest’arte medesima (3) dal nobilissimo operatore di quella Maestro Guido Antonio de Lucha Bolognese, della cui Schuola si può ben dire, che sieno più guerrieri usciti, che del Trojano Cavallo non si solea dir che fecero; e d’avere avuto per Condiscepolo sotto un tal Precettore il magnanimo (4) e magnifico Signor Conte Guido, che non pur della chiarissima Rangona famiglia, producitrice di tanti famosi valent’huomini, & dell’arme d’Italia, ma di quelle de tutt’Europa, & di tutta la christiana Cavalleria era a que’ tempi lo splendore dirittamente, & la chiarezza.
Ebbe il nostro Achille un Figliuolo, il qual si nomò Sebastiano (5), e nel 1536, era tuttora assai giovane, ma non però tanto, che in quest’anno medesimo non avesse già imparata l’Arte tutta della scherma; e per tanto possiamo credere, che questo stesso Sebastiano Marozzo ne divenisse poi egli ancora Maestro abilissimo, e nella Scuola medesima al Padre suo succedesse.
Dovette senza dubbio Achille abbondar assaissimo di Scolari, ma sembra, che da lui fossero prediletti M. Crafter di Augusta, e M. Giambatista dai Letti Bolognese, i quali egli nomina più di una volta (6) con contrasegni di stima, e di tenerezza. Son queste le sole, o certamente le principali notizie, che il Marozzo da di se stesso, e delle cose sue nell’Opera sua, la quale è la seguente.
Opera nova de Achille Marozzo Bolognese, Mastro Generale de larte de larmi. In fine del Volume, che è in 4, si legge: Mutinae, in aedibus Venerabili D. Antonii Bergolae Sacerdotis, ac Civis Mutin. XXIII. Idus Maii. M.D.XXXVI.
Non ci arrischieremo di dire, che questo sia l’unico Libro, il qual sia uscito in istampa dalla Casa del sopradetto Venerabile Don Antonio Bergola; ma direm francamente, che stimiam molto rare queste stampe di Modona, non ritrovando ne presso il Maittaire, ne presso l’Orlandi, ne presso d’altri del Prete Don Bergola Stampator Modonese menzione alcuna. Egli è notabile quell’errore di stampa XXIII, Idus Maii, dinotante un giorno, che non fu mai nel Calendario dei Romani, e neppur in quello di Don Bergola, siccome io credo. Il maggior numero, che ivi si possa leggere, sarebbe VIII, Idus Maii, e significherebbe, che agli 8. di Maggio del 1536. si pose fine a questa Edizione.
L’Opera del Marezzo in cinque Libri è divisa, ed ha ottantatre Figure in legno per que’ tempi non cattive, compresovi il Frontispicio, delle quali niuna ha luogo nei cento ottantassette Capitoli (7) del Libro quinto, perche tutti questi trattano di casi, e di quistioni dell’Arte cavelleresca, nella soluzion delle quali apparisce, che questo Mastro di Scherma non era un ignorante, ma molto ben versato nell’uno, e nell’ altro diritto, Civile e Canonico, e nella Storia antica e moderna; e in tutto questo avrebbe potuto azzuffarsi con parecchi di coloro, che portano a’ tempi nostri il titolo di Dottore.
Il nostra Autore non fu incognito al Doni (8), ed al Marchese Maffei (9) benché fosse ad entrambi del tutto incognita l’Edizion Modonese, di cui abbiamo parlato; e su le tracce del Doni, Achille Marozzi dall’Orlandi (10) pure fu registrato, attribuendogli Il Duello, Libro di Scherma impresso in Bologna circa il 1540. Dei singolari Abbattimenti offensivi e difensivi nella, disciplinata Arte militare Libri V. figurati. Bologna 1560. Venezia 1568. in 4. Ma perché non rimanga ingannato, chi questi titoli legge, e non creda, che altro Libro sia Il Duello ecc. stampato in Bologna nel 1540. ed altro pure quello Dei singolari Abbattimenti ecc. stampato in Bologna nel 1560. e in Venezia nel 1568. conviene avvertire, che qui sempre si parla del medesimo Libro, e che queste sono tre Ristampe della prima Edizione fattane in Modena. Questa oltre il breve, e semplice titolo del Frontispicio, che ne abbiam dato di sopra, a tergo di esso esibisce un altro titolo di ventidue linee, il qual comincia così: Opera nova chiamata duello, overo fiore dell’armi de singulari sbattimenti offensivi & difensivi, composta per Achille Marozzo gladiatore Bolognese, che tratta ecc. Da questo lunghissimo titolo trasse dunque il Doni le due suddette diverse maniere di annunciare quest’Opera, mettendo a rischio i suoi Leggittori d’immaginare, che le Opere dal Marozzo composte, e stampate fossero due.
Dell’Edizion di Venezia del 1568. sebbene non l’abbiamo veduta, siamo ciò nonostante a portata di dire, che fu essa fatta dallo Stampatore Antonio Pinargenti, e che ha le Figure di Giulio Fontana, celebre Pittor Veneziano. Imperciocché questo Pittore medesimo nello stesso anno 1568. avendo promossa la Ristampa d’altro pregevole Maestro di Scherma, cioè il Trattato di Scienza d’Arme di M. Cammillo Agrippa Milanese, ed aggiuntevi le Figure in rame di sua mano, nel dedicare questo Trattato a Don Giovanni Manriche, Cameriere di S. M. Cesarea per le stampe del Pinargenti, soggiunse (11); Ne qui s’ha da fermare l’obligo che tengo alla sua molti cortesia: perche fra pochi giorni se le inviarò l’Opera di Achille Barozzo pur in materia d’armi, da me medesimamente di bellissime figure in stampe di rame illustrata. In questo passo fallì al Fontana o la memoria o la penna, o allo Stampatore la composizion de’ caratteri, e leggiamo però Barozzo, in vece di Marozzo; ma se la stampa, e le figure dell’Opera già erano in pronto, e uscir dovevano fra pochi giorni, non è a dubitare, che tal’Edizione lo stesso anno non venisse alla pubblica luce.
(1) Nel titolo e Frontispizio del Libro suo, che recheremo più fotto. (2) In un titolo secondario, che leggesi a tergo del Frontispicio. (3) Nel Proemio, semplicemente cosi intitolato, ma che è una specie di Dedicatoria al celebre Conte Guido Rangoni. (4) Nel Proemio cit. nella facciata a tergo senza numerazione di pagine. (5) Libro 1. dell’Opera, che più sotto enuncieremo pag. 1. a tergo. (6) Libro 5. pag. 126 e 148. (7) Nell’Opera del Marozzo la numerazion dei Capitoli non si muta, e non torna da capo al cominciarti di un nuovo Libro dell’Opera stessa. Dal principio del Libro primo fino alla fine del Libro quarto i Capitoli scorrono ordinatamente fino al num. di 185. Il Capitolo primo del Libro quinto e dunque segnato col num. 186. fino al Capitolo 173. che è l’ultimo. (8) Nella Libraria prima pag. 5. e nella Libraria seconda pag. 16. (9) Osservaz. Letterarie Tomo II. pag. 157. (10) Notizie degli Scrittori Balognesi. (11) La data di questa Dedicatoria è Di Venetia il XXX. d’Ottobrie M.D.LXVIII. L’Edizion prima del Trattato dell’Agrippa era stata fatta nel 1553. come si ricava dalla Dedicatoria dell Autore a Cosimo de’ Medici, Duca di Fiorenza, che è in data di Roma il 15. di Marzo 1553
Testo di riferimento: Notizie degli scrittori bolognesi, raccolte da Giovanni Fantuzzi, nella stamperia di San Tommaso d’Aquino, Bologna 1786.
Emilio Orioli
Questi discendeva da una modesta famiglia di popolani originari della vicina di S. Giovanni in Persiceto e che nel 1385 ottenne nelle persone di due cugini la cittadinanza bolognese. Il nostro maestri di scherma Achille Marozzo abitava in Riva Reno in una casa avuta in enfiteusi dall’Abbazia dei Ss. Naborro e Felice ove dimorò ed insegnò fino al 1553 anno di sua morte. Come è noto, egli è l’autore del primo e più importante trattato che sia stato scritto in questo genere di cose, così che in breve volgere di anni ne furono fatte diverse edizioni: la prima nel 1536 in Modena presso l’abate don Antonio Bergola e poscia nel 1546 in Bologna e successivamente nel 1560 e 1568 in Venezia. Il Marozzo dedicò al condiscepolo Guido Rangoni questo suo trattato, del quale mi piace qui riferire il giudizio che dà una competentissima autorità in materia, il cav. Iacopo Gelli, il quale nota come il Marozzo sia stato il primo a scrivere di cose di scherma con principii sufficientemente definiti e pratici, talchè può considerarsi come il vero creatore della scherma italiana da lui innalzata ad altissimo grado.
Testo di riferimento: Emilio Orioli: La scherma a Bologna, in “Resto del Carlino”, 20-21 maggio 1901, n. 140
Altre citazioni
- Il suo nome compare storpiato in Marozzi nelle Notizie degli scrittori bolognesi e delle opere loro stampate e manoscritte. Raccolte da Fr. Pellegrino Antonio Orlandi da Bologna. Carmelitano della Cong. di Mantova Maestro Dottore Collegiato di Sacra Teologia e Accademico Clementino, dove viene indicato come eccellentissimo Mastro di Scherma.
- Il Marozzo viene citato in Isabella Orsini, Duchessa di Bracciano. Racconto di F.-D.Guerrazzi. Firenze, Felice Le Monnier. 1844. In una nota a pagina 51 si fa riferimento all’opera del Maestro Marozzo e ne viene riportata sia l’introduzione che diversi ammaestramenti di disarmato contro pugnale.