La riscoperta della tradizione marziale
Offuscato dal proliferare di numerose discipline d’origine orientale, che tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 presero a diffondersi con altalenanti periodi di successo, il panorama marziale italiano vive negli ultimi anni un periodo di riscoperta della propria storica tradizione guerriera.
Tralasciando le discipline più canoniche della scherma moderna, punto di arrivo di un lungo percorso di cambiamenti, vi è un ritorno a quelle tecniche di combattimento che resero celebri i grandi Maestri del nostro passato, le cui lezioni rivivono in un lascito testamentario rappresentato dalla loro opera trattatistica. In questo contesto di riscoperta dell’antica arte dell’arme, nasce nel 1996 la Sala d’Arme Achille Marozzo, l’Istituto per lo Studio della Scherma Antica, il cui scopo é la ricerca e diffusione della grande tradizione schermistica italiana del periodo medievale e rinascimentale.
La scuola ha al suo attivo un decennio d’esperienza, un ampio bacino di allievi e istruttori, e la pubblicazione di ben tre trattati schermisti, il Flos Duellatorum del Maestro Fiore de Liberi, l’Arte Cavalleresca del Combattimento di Filippo Vadi e l’Arte della Spada, titoli ricorrenti in ormai quasi tutti i gruppi di riferimento per la scherma antica e la rievocazione storica.
La diffusione dei trattati d’arme
L’incontro tra gli insegnamenti dei Maestri d’arme e lo sviluppo trattatistico ha origini antiche, addirittura già verso la fine del XIII° secolo, ma nei secoli bui del medioevo l’intento del guerriero di diffondere e per iscritto le proprie esperienze era limitato dalla ridotta produttività dell’opera amanuense. In tal senso è bene ricordare il Fechtbuch I-33 della torre di Londra, nato in seno alla ben nota cultura monastica, o il trattato del maestro Hans Lichtenauer, scritto dal frate Hanko Döebringer, 1389.
Lo sviluppo della stampa che precedette il rinascimento, dalle rivoluzionarie applicazioni