Testo di riferimento: Bibliografia Generale della Scherma del Cav. Jacopo Gelli. Firenze. Tipografia Editrice di L. Niccolai. 1890.

Ristagno del giuoco spagnuolo

Gli antichi trattatisti spagnuoli poco si scostarono dai principi dettati dai maestri italiani, prima; da quelli francesi, poi; Però, tranne Pacheco de Narvaez, che riepilogò in parte i concetti fondamentali dell’antichissimo giuoco spagnuolo, gli altri o lo imitarono, o lo copiarono senza nulla aggiungervi di loro, o di buono.

Critica stilistica del Gelli

Al principio del secolo la scherma spagnuola, trascurando tutto ciò che è galanteria e consuma forze senza resultati; con una soda posizione di guardia, mantenendo sempre il corpo a piombo e col braccio intieramente disteso sulla linea del bersaglio; con tutta la serietà, contegno e riflessione, come dice il Marchionni (1), che merita l’azione che rappresenta, il duello; impugnante una spada con una lama solidissima e con una guardia armata di vetti trasversali; spoglia di quasi tutte le azioni di taglio, essa scherma non tende che a guardarsi dall’inimico ed a ferirlo per le vie più brevi, più coverte, più caute ed a meno spese di forze, e degli spazi.

Dopo la pubblicazione del trattato di Cucala y Bruno (1854), il giuoco spagnuolo si scostò ancor più dalle vecchie teorie; divenne quasi francese, con molte azioni simili a quelle della scuola napoletana; un amalgama, infine, che sente l’influenza di tutte le scuole, tranne della nazionale.
Il metodo Parise, ora in vigore presso la scuola magistrale di scherma per l’esercito italiano, somiglia tanto al giuoco spagnuolo d’oggi, da credere che il Parise lo abbia dedotto, ispirandosi nelle opere di Cucala y Bruno, di Merelo (1878) e di Geronat y Ensenat (1877).

Note

1. Trattato di scherma di A.Marchionni, Firenze, 1847.